ITA
Art Rethinks Transformation è un tavolo di confronto che vuole offrire un contributo artistico per la costruzione di visioni su questo presente e declinarle al futuro.
ART prova ad essere un punto di connessione tra luoghi diversi ma convergenti. Come è possibile mantenere il tema della “presenza” fondamentale per le arti performative ed applicate e tutto il mondo di connessioni e relazioni che lo alimenta? È plausibile immaginare modelli ibridi tra presenza e connessione virtuale, tali da implementare entrambe le funzioni senza mortificarne una a discapito dell’altra? ART non intende certo dare risposte a tali domande, ma vuole porsi come luogo di sperimentazione e di esperienza
Con ART abbiamo voluto esplorare attraverso le arti, in questo momento di crisi globale e pandemica, le potenzialità del cambiamento. Ne è nata una piattaforma per connettere creativi, esperti e artisti che abbiano voglia di riflettere sul tema del futuro e del ruolo della bellezza nel nostro progetto di futuro.
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accanto all’opera, scansiona con lo smartphone l’ambiente attorno a te e posiziona l’opera. Crea il tuo allestimento personale!
ENG
Art Rethinks Transformation is a discussion tableaiming to offer an artistic contribution for the construction of visions on this present and to apply them to the future.
ART tries to be a point of connection between different but convergent places. How is it possible to maintain the theme of the fundamental “presence” for the performing and applied arts and the whole world of connections and relationships that feeds it? Is it plausible to imagine hybrid models between presence and virtual connection, so as to implement both functions without mortifying one to the detriment of the other? ART certainly does not intend to give answers to these questions, but sets out as a place of experimentation and experience.
With ART we wanted to explore the potential for change through the arts in this time of global and pandemic crisis. The result is a virtual platform to connect creatives, experts and artists who want to reflect on the theme of the future and the role of beauty in our project for the future.
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next to the artwork, scan the environment around you with your smartphone and position the artwork. Create your own personal setting!
Pan-Gea
ITALIANO
Pan-Gea, Gandolfo Gabriele David, 2020
Un piccolo scoglio, un atollo, sormontato dalla struttura archetipale della casa, le cui dimensioni rimandano anche alle edicole votive, perché la casa non è un volume fisico con delle dimensioni reali, ma un simbolo, un luogo concettuale che in questo progetto si colloca nella dimensione liminale della realtà aumentata. Rifacendosi alla tradizione dei pani votivi e agli altari di San Giuseppe, Gandolfo Gabriele David crea una terra mitologica, un lembo su cui crescono simboli, figurazioni solari e rituali, in un fitto intreccio organico. Non foglie ma bastoni e fusti, non fiori ma soli e ogive, e fiori e spighe e scale digitali disposti secondo motivi ornamentali, dove i simboli astrali sono immediatamente connessi al suolo. Il fitto intreccio degli altari votivi viene spostato, riportato alla terra, mentre la struttura che solitamente li sorregge, spoglia, assume con le sue spigolosità e forme una dimensione ieratica e ultraterrena. Senza pareti, porte e finestre, l’edificio rimanda all’accesso continuo, a un’ospitalità perenne che deve trovare spazio nell’intimo prima ancora che negli eventi e nelle cronache quotidiane.
ENGLISH
Pan-Gea, Gandolfo Gabriele David, 2020
A small rock, an atoll, surmounted by the archetypal structure of the house, whose dimensions also refer to wayside shrines, because the house is not a physical volume with real dimensions, but a symbol, a conceptual place that in this project is placed in the liminal dimension of augmented reality. Referring to the tradition of votive loaves of bread and the altars of Saint Joseph, Gandolfo Gabriele David creates a mythological land, a strip on which symbols, solar and ritual figurations grow in a dense organic weave. Not leaves but sticks and stems, not flowers but suns and ogives, and flowers and wheat spikes and digital scales arranged according to ornamental motifs, where the astral symbols are immediately connected to the ground. The dense interweaving of the votive altars is moved, brought back to the earth, while the structure that usually supports them, bare, takes with its angularity and shapes a hieratic and otherworldly dimension. Without walls, doors and windows, the building refers to the continuous access, to a perennial hospitality that must find space in the intimate before the events and daily chronicles.
